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Sant Agostino

Sant Agostino


Sant Agostino tra biografia e storia

Sant Agostino il nome orginale Aurelio Agostino, il più celebre dei padri della Chiesa latina (Tagaste, od. Souk-Ahras, 354 - Ippona 430).
Suo padre, Patrizio, era pagano; la madre, Monica, cristiana; iscritto tra i catecumeni, dopo i primi studi a Tagaste si trasferì a Madaura per compiervi quelli di retorica.
Ritornato nel 369 nella città natale, vi rimase ancora un anno, che segnò l’inizio dei traviamenti e degli amori giovanili di cui doveva poi tanto rammaricarsi nelle Confessioni. Grazie però alla munificenza di un ricco parente, nel 370 poté recarsi a Cartagine per continuare gli studi: qui Agostino condusse una vita intensa di emozioni e di divertimenti, legandosi tra l’altro a una fanciulla, dalla quale ebbe nel 372 il figlio Adeodato, ma impegnandosi ciononostante a fondo nello studio.
Nel 373 cominciò ad accostarsi al manicheismo*, quando già lo studio dell’Ortensio di Cicerone lo aveva convinto della bellezza della vocazione filosofica.
Nel manicheismo pensava di trovare una risposta al problema del male, che doveva tormentarlo e stimolarlo per tutta la vita.
Dopo un breve soggiorno a Tagaste, ritornò a Cartagine come insegnante di retorica.
In questo periodo cominciò ad avanzare riserve nei confronti del manicheismo, che gli appariva poco rigoroso e scientifico rispetto al pensiero greco.
Passato a Roma con la sua compagna e il figlio, continuò a dedicarsi all’insegnamento ma senza molta soddisfazione, mentre alla perduta fede nel manicheismo andava sostituendo l’eclettismo ciceroniano e il probabilismo scettico.
A Milano, dove si trasferì nel 384, per intervento di Simmaco, come maestro di retorica, e dove la madre l’aveva raggiunto, si compì la sua evoluzione spirituale: attraverso le letture dei testi platonici e neoplatonici cominciò a comprendere il senso spiritualistico del cristianesimo. Allontanata la sua fedele compagna dopo dodici anni di vita in comune e sollecitato dalla madre, dopo essersi ritirato per parecchi mesi a Cassiciaco (vicino a Milano), si fece battezzare da sant’Ambrogio la notte di Sabato santo del 387.
Lasciò l’Italia nel 388 e, rientrando a Tagaste, vendette i propri beni per devolverne il ricavato ai poveri. Poi si stabilì a Ippona, dove fu ordinato sacerdote (391), e di cui nel 396 divenne vescovo.
Morì nella sua città episcopale, mentre questa era assediata dai Vandali.
Tra gli scritti filosofico-teologici di Agostino (che esplicò un’attività letteraria immensa, sempre notevole per la molteplicità delle direzioni in cui si rivolse il suo pensiero e per la profondità con cui affrontò i vari temi) sono da ricordare: Contra Academicos (tre libri), De beata vita, De ordine (due libri), Soliloquia (due libri), De immortalitate animae, De quantitate animae, De magistro. De musica, De vera religione, De libero arbitrio (tre libri), De doctrina Christiana (quattro libri), De trinitate (quindici libri), De Genesi ad litteram (dodici libri); scrisse inoltre molte opere polemiche contro manichei, donatisti e pelagiani, opere esegetiche, Sermoni e un ampio epistolario (217 lettere, alcune delle quali hanno l’ampiezza e l’importanza di veri e propri trattati).
Ma i suoi scritti più celebri rimangono le Confessioni*, in tredici libri, opera autobiografica e filosofica insieme, ma che invero sfugge a ogni definizione letteraria, e la Città di Dio* (De civitate Dei, in ventidue libri), opera apologetica in difesa del cristianesimo contro gli attacchi dei pagani, e nello stesso tempo il primo grande saggio di filosofia della storia in chiave provvidenzialistica.
Tutto il pensiero di sant’Agostino si svolge intorno a due problemi essenziali: Dio e il destino dell’uomo, perduto dal peccato, salvato dalla Grazia.
Contro il manicheismo, Agostino aveva affermato la negatività del male, la libertà dell’uomo, il carattere personale della responsabilità etica; ma, quando si vennero affermando e diffondendo le dottrine di Pelagio, accentuò polemicamente la concezione pessimistica dell’uomo come essere decaduto per il peccato originale e l’impossibilità di salvarsi senza l’intervento della Grazia divina, fino a giungere alla dottrina della predestinazione: di qui le diverse e spesso contrastanti interpretazioni date al suo pensiero nel corso dei secoli posteriori. Come filosofo, sviluppò il tema dell’interiorità: «non uscire da te stesso, perché la verità abita nell’uomo interiore».
Nell’intimità della coscienza si ritrova la certezza che ci fa superare il dubbio scettico «anche se uno dubita, vive; se dubita, poiché dubita, ricorda; se dubita, sa di dubitare» e, nello stesso tempo, si scopre la presenza di Dio. Anche il tempo, che non è una realtà oggettiva, è solo in rapporto con l’attività della coscienza, è una «distensione dell’anima», è la misura delle vicende che hanno relazione con l’anima, con il suo ricordo e con la sua aspettazione.
L’influenza di sant’Agostino ha lasciato le tracce più profonde nella teologia: i grandi temi agostiniani hanno dominato tutta la teologia occidentale fino all’affermarsi del tomismo. Lutero ne ha ripreso, accentuandola, la visione pessimistica dell’uomo peccatore. Il giansenismo ha la sua fonte in un libro (Augustinus) scritto per presentare una sintesi delle sue idee.
Ai giorni nostri, alcuni aspetti dell’esistenzialismo cristiano riecheggiano ancora il pensiero di Agostino.
  
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Samuele Simone
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